Averroismo
L'interpretazione di Averroè e dei suoi seguaci del pensiero di Aristotele: la ragione è l'unico organo idoneo ad acquisire conoscenze scientifiche; ad essa deve sottostare la fede; la materia e il mondo sono eterni; le singole anime sono semplici manifestazioni dell'anima superindividuale universale.
Da una serie di deduzioni formalmente ineccepibili, partendo dal celebre assioma ‘il non essere non esiste’ e da tesi derivate sia dall'astronomia tolemaica, sia dal naturalismo antico, esso affermava che, secondo Aristotele, maestro incontestato della dialettica razionale, il mondo non ha né principio, né fine, che l'anima personale non è se non un'effimera proiezione su ogni individuo dell'anima unica del mondo, coeterna a Dio, che il comportamento umano è determinato dal corso degli astri rotanti intorno alla terra su orbite eternamente ripetute, che per conseguenza ciò che è stato sarà ancora ineluttabilmente un'infinità di volte nell'eternità dell'universo,[Kundera] che non esiste pertanto responsabilità passibile di sanzione divina, né eventualità di tale sanzione dopo la morte fisica, in cui l'anima individuale cessa di esistere per quanto poco distinta sia dall’‘intelletto possibile’, unica realtà immateriale del mondo. St d'it 2** p. 1150
In due modi è presente nella cultura italiana: nell'università di Padova (e Bologna) per tre secoli e, in quanto mentalità diffusa fra gli autori inclini all’agnosticismo religioso, al materialismo metafisico, al naturalismo, al laicismo politico (da Cavalcanti a Marsilio da Padova, fino a Boccaccio e forse all'Ariosto). p. 1151
Voci correlate
La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.