1 Un rigoroso gioco numerico
Il libro, pubblicato nel 1983, raccoglie una selezione di prose apparse su quotidiani sin dal 1975 incentrate sulle osservazioni, le riflessioni, le meditazioni sulla realtà quotidiana del signor Palomar, un intellettuale dello stampo di Monsieur Teste, dietro il quale si cela Calvino.
Diviso in tre sezioni, (Le vacanze di Palomar, Palomar in città, I silenzi di Palomar) a loro volta divise in tre capitoli di tre pezzi ciascuno numerati dall’uno al tre, come i capitoli e le sezioni, il libro è incorniciato in una rigorosa costruzione numerica secondo cui a ogni numero corrisponde, come informa Calvino nell’indice, un’area tematica.
«Gli 1 corrispondono generalmente a un’esperienza visiva, che ha quasi sempre per oggetto forme della natura; il testo tende a configurarsi come una descrizione.
Nei 2 sono presenti elementi antropologici, culturali in senso lato, e l’esperienza coinvolge, oltre ai dati visivi, anche il linguaggio, i significati, i simboli. Il testo tende a svilupparsi in racconto.
I 3 rendono conto d’esperienze di tipo più speculativo, riguardanti il cosmo, il tempo, l’infinito, i rapporti tra l’io e il mondo, le dimensioni della mente. Dall’ambito della descrizione e del racconto si passa a quello della meditazione».
2 Un’ostinata affermazione della ragione
L’allusione al telescopio del monte Palomar in California evidenzia paradossalmente l’attitudine di questo intellettuale a scavare con scrupolo nel minuto, nel parziale, nel marginale, a rivoltare con ostinazione le radici di ogni dettaglio, a sospingere l’attenzione verso le palpitazioni più impercettibili delle cose.
L’osservatorio del signor Palomar delinea una realtà di piccoli segnali, di insoliti particolari, colti con lucida razionalità ma disordinati, frammentati, fatti spesso di incongruenze e di contraddizioni, alle quali il signor Palomar preferisce opporre i suoi silenzi.
Il catalogo eterogeneo del signor Palomar non suona come rinuncia della ragione di fronte alle incongruenze d’una realtà sempre più labirintica, inquinata dalla proliferazione dei linguaggi e dal cattivo uso della parola. I silenzi del signor Palomar sanno di estrema ostinata affermazione della ragione contro la pretesa di chi, uomini o società, intendono imporre con i loro sistemi ordinati una lettura univoca della realtà.
3 Alla radice dei significati
La ricerca di un linguaggio essenziale che aderisca alle pieghe delle cose e delle piccole cose, che sfrondi la comunicazione dall’inevitabile rumore senza perdere le sfumature della varietà delle cose costituisce la scommessa linguistica di Palomar.
La levità del tessuto linguistico che Calvino mette a disposizione delle meditazioni del signor Palomar, l’alchimia di una parola precisa, depurata, essenziale, sempre controllata, delicatamente lambita dall’ironia, sembrano tracciare le linee di una rifondazione del linguaggio.
Ad un impiego sempre più effimero della comunicazione, alla distorsione consumistica della parola, al vacuo effluvio di segnali, Calvino sembra opporre le linee di un linguaggio ricondotto alla sua funzione di stabilire un legame con le cose, di ritornare alla radice dei significati.
I testi di Palomar nella loro essenzialità e nella loro brevità tracciano i contorni di un’originale scrittura sospesa tra il saggio e il racconto, avvincente come quella delle Lezioni.
Link correlati
La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane
di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.