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Claude Lévi-Strauss

Claude Lévi-Strauss (1908), antropologo francese.
Ha applicato il metodo di indagine strutturalista all'antropologia, aprendo il filone dell'antropologia culturale.


I. Calvino, “Lo sguardo da lontano” di Claude Lévi-Strauss, Saggi, pp. 2067-68

«A settantacinque anni, Lévi-Strauss si conferma come uno dei pochi maestri che cercano d’insegnarci non solo l’applicazione d’un metodo ma pure l’onestà intellettuale, il partire dalla realtà dell’oggetto per mettere a punto gli strumenti di conoscenza più adeguati, lo sguardo sgombro da partiti presi che trova sempre un’angolazione nuova per raggiungere l’essenza d’ogni concetto e ogni problema».





copertina e-book tra il cristallo e la fiamma


copertina della Consistenza
Tra il cristallo e la fiamma
Copertina Eros al femminile

Notizie biografiche

Les structures élémentaires de la parenté, copertina

Etnologo francese (Bruxelles 1908 — Parigi 2009). Laureatosi in filosofia alla Sorbona nel 1931, ha compiuto varie spedizioni nel Mato Grosso (Brasile). Ha insegnato etnologia all'École Pratique des Hautes Études (1950-74) e dal 1959 al 1982 è stato titolare della cattedra di antropologia sociale al Collège de France. Nel 1973 è stato eletto accademico di Francia.

Si può considerare il fondatore dell'antropologia strutturale, che egli applica ai fatti sociali, interpretandoli come messaggi e sistemi di comunicazione.

Con l'analisi strutturale Lévi-Strauss applica una trattazione matematica ai fatti sociali dalla quale deve derivare la formulazione della logica interna ai modelli culturali. Identificando tale logica si può pervenire a una conoscenza autentica del corpo sociale permettendo in tal modo di anticipare osservazioni o addirittura prevedere col ragionamento fatti che potranno poi essere verificati. Particolare importanza ha l'applicazione del metodo strutturalistico allo studio dei miti.

Opere: Les structures élémentaires de la parenté (1949); Tristes Tropiques (1955); Anthropologie structurale (1958); Le totémisme aujourd'hui (1962); La pensée sauvage (1962); Mythologiques: I, Le cru et le cuit (1964), II, Du miel aux cendres (1966), III, L'origine des manières de table (1968), IV, L'homme nu (1971); Anthropologie structurale deux (1973); La voie des masques (1975); Le regard éloigné (1983), Paroles données (1984); Des symboles et de leurs doubles (1989); Histoire de Lynx (1991) e Voir, Ècouter, Lire (1994). Nel 1988 ha pubblicato i suoi "colloqui" sotto il titolo De près et de loin.






La figura più eminente

«Ora che siamo lontani dai riverberi della “moda culturale” che negli anni Sessanta aveva accompagnato tutto ciò che veniva etichettato come strutturalismo, è forse il momento giusto per leggere come si deve un autore che è sì stato la figura più eminente di quel complesso di scuole, ma è soprattutto stato sempre una personalità completamente a sé. A settantacinque anni, Lévi-Strauss si conferma come uno dei pochi maestri che cercano d’insegnarci non solo l’applicazione d’un metodo ma pure l’onestà intellettuale, il partire dalla realtà dell’oggetto per mettere a punto gli strumenti di conoscenza più adeguati, lo sguardo sgombro da partiti presi che trova sempre un’angolazione nuova per raggiungere l’essenza d’ogni concetto e ogni problema» (I. Calvino, “Lo sguardo da lontano” di Claude Lévi-Strauss, Saggi, II, pp. 2067-68).






Un buco nero delle Lezioni

Quantificare la dimensione Lévi-Strauss nel sistema Calvino è un compito arduo, quanto, forse, non strettamente necessario visto che Calvino è solito, quando ha esplorato fino in fondo una direzione, percorrerne altre e infondere in ogni caso un tocco personale all'insieme. Ad ogni modo l'ammirazione espressa in più occasioni per il pensiero Lévi-Strauss, inclusa la contestata impostazione antistoricista, non può essere rimasta a livello esternativo. Deve aver suggestionato in qualche misura le Lezioni. È innegabile un'affinità tra le «strutture dello spirito umano» di Lévi-Strauss e le costanti che Calvino intende individuare setacciando il passato. È evidente la simmetria tra la negazione di Lévi-Strauss dell'evoluzione sociale e la replicazione dei meccanismi mentali affermata nell'Esattezza. Coincidenze occasionali, si dirà, ma tali da fare breccia all'ipotesi che nello stesso modo in cui il ragionamento sul mito rinvia al pensiero di Santillana, il discorso sull'immaginario popolare possa rinviare al pensiero di Lévi-Strauss. Calvino non ne fa mai il nome nelle Lezioni, ma è impossibile non sentirne l'eco quanto meno dietro la Morfologia della fiaba, la cui portata è stata come amplificata dalle riflessioni di Lévi-Strauss, che ne hanno accompagnato la diffusione in Occidente. Per altro la simmetria tra la sequenza d'apertura con il mito e quella di chiusura con la fiaba pare materializzare il principio dell'«inseparabilità dello studio del mito da quello della fiaba», che è mezzo di contrasto tra Lévi-Strauss e Propp.
Considerare Lévi-Strauss un buco nero delle Lezioni non sembra a questo punto azzardato. Proviamo a scandagliare più in profondità [...] (A. Piacentini, Tra il cristallo e la fiamma, pp. 104-5).

Peraltro c'è da chiedersi se la presenza di Lévi-Strauss per forza di cose dovesse restare nascosta o se non è stato l'evento fortuito della prematura interruzione delle Lezioni a tenervelo segregato. Il filone della cultura popolare è una costante delle Lezioni che fa da pendant alla cultura colta. Nella Leggerezza vi è una catena di rinvii alla cultura popolare; la cultura popolare fa da spina dorsale al ragionamento della Rapidità. Se escludiamo la lezione centrata sul romanzo come rete (benchè un processo ricorsivo con Il libro, i libri ve la possa far includere), il riferimento alla cultura popolare si presenta con la puntualità di un astro: nelle prime tre lezioni nell’inequivocabile forma folclorica o mitica; nella quarta sotto la specie della cultura di massa, variante moderna della cultura della piazza, carnevalesca o non. Vien da sé domandarsi se tanta disseminazione di subroutine sulla cultura popolare dovesse restare orba di un main program, che dalla Consistency ne avrebbe tirato le coordinate e se Lévi-Strauss non potesse esserne la fonte. Tanto più che se la Consistency doveva regolare il rapporto tra l'io e gli altri e di conseguenza il tema della alterità, Lévi-Strauss non poteva certo essere eluso.

Consistenza, l'inesplorata sesta Lezione riprende in mano l'argomento:

Nella Leggerezza avevamo già captato il segnale di Lévi-Strauss (TCF, p. 104 e sgg.) che potrebbe rispondere alla bisogna. Lévi-Strauss ha goduto di tanta attenzione nel sistema Calvino da non rendersi necessaria una sua esplicitazione. Ma se è vero, come sottolinea Asor Rosa, che Calvino nella scelta delle sue fonti procede per genealogie, come si fa a scavalcare il nome di Lévi-Strauss sul tema dell’alterità? Non è ragionevole ipotizzarne nella Consistency un’epifania, sia pure soft nella forma? Oltretutto sarebbe anche in tinta con l’uscita dalla storia e con un ritorno a più miti relazioni con la natura, che condurrebbero a una revisione dei miti delle sorti magnifiche e progressive.


2.10 L’uscita dalla storia


Il pensiero antropologico di Lévi-Strauss dunque è una possibile fonte della Consistency, sia per la rilettura dell’alterità, sia per l’uscita dalla storia. Con Lévi-Strauss potrebbero fare quadrato Queneau (si pensi ai Fiori blu), Barthes (con la Chambre claire) e in genere le suggestioni dello strutturalismo. Ma non vorremmo calcare lo sperone su destrieri sfiancati.

Lasciamo stare il nodo Lévi-Strauss e proviamo a pensare per un momento a Machiavelli. La scienza politica di Machiavelli estrae dalla storia istruzioni per l’uso valide indipendentemente dal contesto socio-politico. Machiavelli è entrato nella storia per uscirne con delle costanti, maturando una coscienza anti-evoluzionista prima dell’anti-storicismo dello strutturalismo. E Machiavelli è uno scrittore che «amo molto», confida Calvino.

(Cfr. A. Piacentini, Consistenza, l'inesplorata sesta Lezione, alle pp. 76 e sgg. e p. 283).






Voci correlate

Strutturalismo


La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.

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