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Tito Lucrezio Caro (98-54 a. C.)

Poeta latino dell’età di Cicerone (periodo aureo) divulgatore dell’epicureismo a Roma, autore del De rerum natura.

 


I. Calvino, Lezioni americane: Leggerezza

Questa polverizzazione della realtà s’estende anche agli aspetti visibili, ed è là che eccelle la qualità poetica di Lucrezio: i granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia (II, 114-124); le minute conchiglie tutte simili e tutte diverse che l’onda mollemente spinge sulla bibula harena, sulla sabbia che s’imbeve (II, 374-376); le ragnatele che ci avvolgono senza che noi ce ne accorgiamo mentre camminiamo (III, 381-390).


Il De rerum natura di Lucrezio è la prima grande opera di poesia in cui la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della compattezza del mondo, percezione di ciò che è infinitamente minuto e mobile e leggero. Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. È il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi. La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci. Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani. La poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, così come la poesia del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo.





copertina e-book tra il cristallo e la fiamma


copertina della Consistenza

Tra il cristallo e la fiamma


Copertina Eros al femminile


1 De rerum natura

Il De rerum natura (La natura) è il poema in cui Lucrezio descrive organicamente tutto l’universo, dalla formazione della materia, alla vita delle cose e degli organismi, all’esame del cosmo attraverso i suoi fenomeni.


Canto I

Enuncia il concetto essenziale della sua dottrina.

La materia è unica, formata da atomi minimi e impalpabili; il vento, il caldo, il freddo, gli odori, i suoni sono particelle invisibili che non si riducono mai al nulla, ma si trasformano incessantemente, mescolandosi con il vuoto in cui si muovono e che è presente in tutte le cose, come appare dall’acqua stillante dalla roccia. L’universo è infinito attraversato incessantemente dagli atomi in un perenne incontrarsi urtarsi aggregarsi.


Coperrtina De rerum natura

Canto II

È dedicato agli atomi e al loro moto.

Gli atomi sono in un velocissimo moto perenne, con una leggera declinazione (clinamen) rispetto alla linea retta così da consentirne l’aggregarsi nelle forme corporee.

La varietà delle forme degli atomi dà origine alle diverse figure degli esseri; dal conflitto tra atomi vitali ed esiziali discende la vita o la morte. Il perenne processo di composizione e disgregazione attribuisce le qualità ai corpi, che gli atomi in sé non possiedono. Il dolore dipende da un’abnorme eccitazione degli atomi.

Canto III

Tratta dell’anima e della morte.

Atomi lievissimi, da non alterare il peso corporeo, formano l’anima, che si distingue in un animus con sede nel petto e che presiede sull’anima, diffusa in tutto il corpo. L’anima nasce, cresce e invecchia con il corpo, è soggetta a malattie e a perire. La morte come il sonno spegne ogni desiderio della vita: vana quindi la paura della morte.



Canto IV

È il canto delle sensazioni.
Sottilissime membrane (simulacra) staccandosi dai corpi producono in noi le sensazioni; tali sono la luce, il calore. I simulacra producono le sensazioni visive, acustiche, olfattive, gustative; ma anche le visioni della fantasia e i sogni.



Canto V

Nel canto V è esposta la cosmogonia.

L’origine dell’universo, il moto degli astri, l’origine della vita, la caducità della terra e del sole si trasformano in pagine di poesia.



Canto VI

Il VI libro tratta dei fenomeni naturali.

Il tuono e il lampo, la grandine e il vento, i terremoti e i vulcani nella ricerca di una spiegazione ‘scientifica’; e fenomeni strani inspiegabili perché passibili di tante spiegazioni altrettanto valide, come il magnete (calamita) o le pestilenze.






2 I granelli di polvere... (II, 114-124)

Contemplator enim, cum solis lumina cumque
inserti fundunt radii per opaca domorum:
multa minuta modis multis per inane videbis
corpora misceri radiorum lumine in ipso,
et velut aeterno certamine proelia, pugnas
edere turmatim certantia, nec dare pausam,
conciliis et discidiis exercita crebris;
conicere ut possis ex hoc, primordia rerum
quale sit in magno iactari semper inani,
dumtaxat rerum magnarum parva potest res
exemplare dare et vestigia notitiai.






3 Le minute conchiglie (II, 374-376)

Choncarumque genus parili ratione videmus
pingere telluris gremium, qua mollibus undis
litoris incurvi bibulam pavit aequor harenam.






 4 Le ragnatele che ci avvolgono (III, 381-390)

Nam neque pulveris interdum sentimus adhaesum
corpore, nec membris incussam sidere cretam,
nec nebulam noctu neque aranei tenvia fila
obvia sentimus, quando obretimur euntes,
nec supera caput eiusdem cecidisse vietam
vestem nec plumas avium papposque volantis,
qui nimia levitate cadunt plerumque gravatim,
nec repentis itum cuiusviscumque animantis
sentimus nec priva pedum vestigia quaeque,
corpore quae in nostro culices et cetera ponunt.





5 Atomismo lucreziano

Atomismo lucreziano ossia la «scienza del caso e delle collisioni» (I. Calvino, Ilya Prigogine e Isabelle Stengers, ‘La nuova alleanza’, Saggi, p. 2041).
Non diversamente da Democrito, Epicuro considera tutta la realtà come materia costituita da atomi in movimento, che combinandosi tra loro, formano la molteplicità delle cose dell’universo. L’anima stessa dell’uomo, costituita da atomi sottili, è materiale e mortale. Al pensiero democriteo Epicuro apporta alcune innovazioni: l’atomo ha come qualità intrinseche la forma, il peso,la grandezza; il numero delle forme atomiche, se pure inconcepibile, non è infinito; il moto degli atomi, infine, non è guidato da un rigido determinismo, ma ammette una certa libertà di deviazione (la parénclisis epicurea, il clinamen lucreziano): il che spiega la genesi cosmica della varietà delle cose e giustifica l’iniziativa di movimento, il libero arbitrio che è nell’animale.






6 Clinamen

Michel Serres ha ricordato recentemente che i primi atomisti si erano così tanto occupati dei flussi turbolenti che sembra legittimo considerare la turbolenza come una fondamentale fonte della fisica lucreziana. A volte, scrive Lucrezio, in tempi e luoghi incerti, una deviazione minima, il clinamen, turba la caduta eterna e universale degli atomi. Dal vortice che ne risulta, nasce un mondo e la totalità delle cose naturali. Il clinamen, deviazione spontanea, senza causa è stato spesso criticato come una delle più grosse debolezze della fisica lucreziana, come un postulato assurdo, un artificio introdotto ad hoc. Ma questa conoscenza non traduce forse, al contrario, il fatto che il flusso lamellare può cessare di essere stabile e dar luogo spontaneamente all’organizzazione dei vortici? Gli idrodinamici moderni sottomettono il flusso continuo allo stesso test introducendo una perturbazione che esprime l’effetto del disordine molecolare che si aggiunge al flusso normale. Non siamo tanto lontani dal clinamen di Lucrezio!
Per molto tempo la turbolenza è stata identificata con il disordine, il rumore. Tuttavia oggi sappiamo che non è così. Mentre il moto turbolento sembra irregolare e caotico su scala macroscopica, su scala microscopica è, al contrario, altamente organizzato. La molteplicità delle scale spazio-temporali corrisponde al comportamento coerente di milioni di milioni di molecole. Da questo punto di vista il passaggio dal flusso lamellare alla turbolenza è un processo di auto-organizzazione. Una parte dell’energia del sistema, che nel flusso lamellare era nel moto termico della molecola, è stata trasferita al moto microscopico organizzato.
È intererssante notare che questo corrisponde molto bene alla visione di Lucrezio: il clinamen come base del "mondo organizzato". Ma l’essenziale per noi è che viene in luce uno stretto legame tra auto-organizzazione e distanza dall’equilibrio» (I. Prigogine, I. Stengers, La nuova alleanza, Metamorfosi della scienza, Einaudi, 1981, p. 146).




Voci correlate

Ovidio Publio Nasone

Prigogine Ilya

 

La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.

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Una noce trilobata