Perch'i' no spero di tornar giammai
XXXV
Perch'i' no spero di tornar giammai,
ballatetta in Toscana,
va' tu, leggera e piana,
dritt' a la donna mia,
che per sua cortesia
ti farà molto onore.
Tu porterai novelle di sospiri
piene di dogli' e di molta paura;
ma guarda che persona non ti miri
che sia nemica di gentil natura:
ché certo per mia disavventura
tu saresti contesa,
tanto da lei ripresa
che mi sarebbe angoscia;
dopo la morte, poscia,
pianto e novel dolore.
Tu senti, ballatetta, che la morte
mi stringe sì, che vita m'abbandona;
e senti come 'l cor si sbatte forte
per quel che ciascuno spirito ragiona.
Tanto è distrutto già la mia persona,
ch'i' non posso soffrire:
se tu mi vuoi servire.
Noi sian le tristi penne isbigotite
XVIII [xxxiv]
Noi siàn le tristi penne isbigotite,
le cesoiuzze e 'l coltellin dolente,
ch'avemo scritte dolorosamente
quelle parole che vo' avete udite.
Or vi diciàn perché noi siàn partite 5
e siàn venute a voi qui di presente:
la man che ci movea dice che sente
cose dubbiose nel core apparite;
le quali hanno destrutto sì costui
ed hannol posto sì presso a la morte, 10
ch'altro non n'è rimaso che sospiri.
Or vi preghiàn quanto possiàn più forte
che non sdegn[i]ate di tenerci noi,
tanto ch'un poco di pietà vi miri.
Pegli occhi fere un spirito sottile
XXVIII [xxii]
Pegli occhi fere un spirito sottile,
che fa'n la mente spirito destare,
dal qual si move spirito d'amare,
ch'ogn'altro spiritel[lo] fa gentile.
Sentir non può di lu' spirito vile, 5
di cotanta vertù spirito appare:
quest' è lo spiritel che fa tremare,
lo spiritel che fa la donna umile.
E poi da questo spirito si move
un altro dolce spirito soave, 10
che sieg[u]e un spiritello di mercede:
lo quale spiritel spiriti piove,
chè di ciascuno spirit'ha la chiave,
per forza d'uno spirito che'l vede.
Tu m'hai sì piena di dolor la mente
Tu m'hai sì piena di dolor la mente,
che l'anima si briga di partire,
e li sospir' che manda 'l cor dolente
mostrano agli occhi che non può soffrire.
Amor, che lo tuo grande valor sente, 5
dice: «E' mi duol che ci convien morire
per questa fiera donna, che nïente
par che piatate di te vogli udire».
I' vo come colui ch'è fuor di vita,
che pare, a chi lo sguarda, ch'omo sia 10
fatto di rame o di pietra o di legno,
che si conduca sol per maestria
e porti ne lo core una ferita
che sia, com'egli è morto, aperto segno.
Voci correlate
Parificazione cavalcantiana dei reali
La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.