Parificazione cavalcantiana dei reali
Che cosa sia poi in concreto la «gloria de la lingua», in quanto tocca a Cavalcanti sopra Guinizzelli, la risposta è nei fatti: basti raffrontare, nelle parti affini, i sonetti Avete 'n vo', Biltà di donna, Chi è questa, L'anima mia, Tu m'hai sì piena e i guinizzelliani Io vogli' del ver, Lo vostro bel saluto, magari Dolente, lasso. Guinizzelli: «e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio. / Verde rivera a lei rassembro e l'âre, / tutti color di fior', giano e vermiglio, / oro ed azzurro e ricche gioi per dare»; Cavalcanti: «Avete 'n vo li fior' e la verdura / e ciò che luce ed è bello a vedere»; «rivera d'acqua e prato d'ogni fiore; / oro, [variante oro e] argento, azzurro 'n ornamenti». Guinizzelli: «Per li occhi passa come fa lo trono, / che... ciò che dentro trova spezza e fende: / remango como statüa d'otono, / ove vita né spirto non ricorre, / se non che la figura d'omo rende»; Cavalcanti: «Per li occhi venne la battaglia in pria, / che ruppe ogni valore immantenente"; «I' vo come colui ch'è fuor di vita, / che pare, a chi lo sguarda, ch'omo sia / fatto di rame o di pietra o di legno». Il geniale metodo analogico dell'iniziatore («rassembro», «somiglio») mantiene i due poli attorno al «come», dove Cavalcanti fonde e unifica («Avete 'n vo'»); in colui permane una ruvida realtà esterna («statüa d'otono») che si smorza e diciamo pure introverte nella parificazione cavalcantiana dei reali («di rame o di pietra o di legno»). Cavalcanti si rinserra e perfeziona nei limiti della sola analisi interna, movimentandola e drammatizzandola come le ombre cinesi delle ipostasi (lo lodano infatti di filosofo naturale, cioè di psicologo). È una perfezione e chiusura anche sul piano delle convenzioni terminologiche (G. Contini, Varianti e altra linguistica, una raccolta di saggi (1938-1968), Torino Einaudi, 1970, pp. 434-435).
Voci correlate
La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.