1 Notizie biografiche
Laureatosi in filosofia a Parigi dove si era trasferito dalla nativa Le Havre, aderì nel 1924 al surrealismo dal quale anche per divergenze personali con Breton uscì nel 1929.
Negli anni 1930-34 collabora con Bataille e Leiris a «La critique sociale».[1] Nel frattempo continua a studiare filosofia, frequenta con Bataille i corsi di Kojève[2] a l'École des hautes études curandone la stesura e l'edizione, si interessa di psicanalisi, di storia, di linguistica, di matematica. Collabora alla rivista di area surrealista «Volontés» ed approda alla casa editrice Gallimard assumendo nel 1951 la direzione dell'Encyclopédie de la Pléiade.
Autore di sceneggiature cinematografiche, membro dell'Accademia Goncourt, Satrapo del Collegio di patafisica è tra gli ispiratori dei procedimenti combinatori dell'Oulipo.
2 L’attività letteraria
La produzione letteraria di Queneau si incontra con le tendenze più innovative e battagliere del Novecento (surrealismo, esistenzialismo, nouveau roman...) ma l’estensione del suo retroterra culturale e il suo «bisogno inesauribile di inventare e di sondare possibilità» (Calvino) non consentono di esaurirla in esse.
L’humour e lo sberleffo della linea di Jarry e Rabelais, la ricerca di disegni rigorosi (alla Proust o alla Joyce), il mai sopito interesse per i procedimenti aritmetici e algebrici, la diffidenza verso ogni assiomatizzazione del pensiero, un’inesauribile curiosità che lo porta a frugare nei più reconditi angoli che costituiscono l’ossatura del Queneau di successo – Pierrot mon ami (1942), Exercices de style (1947), Petite cosmogonie portative (1950), Zazie dans le métro (1959), Cent mille miliards de poèmes (1961), Les Fleurs Bleues (1965), Bâtons, chiffres et lettres (1950)[3] – prendono corpo sin da Chêne et Chien (1937),[4] da Odile (1937), «il più “giovanile” e autobiografico dei suoi romanzi» (Calvino), da Le chiendent (1933),[5] da Les enfants du limon (1938), «frutto delle sue attenzioni verso gli oscuri e i negletti» i «fous littéraires», gli autori «eterocliti».
La scrittura di Queneau sfrutta sapientemente ogni piega del linguaggio, che sottomette ai procedimenti più inventivi e dissacratori, non lascia nulla d’intentato nell’esplorarne le possibilità, si disegna in una rigorosa precisione per «introdurre un po’ d’ordine, un po’ di logica, in un universo che è tutto il contrario» (Calvino).
3 Chi è Raymond Queneau
L’edizione italiana di Segni, cifre e lettere è preceduta da una introduzione di Calvino, amico, ammiratore e traduttore di Queneau della quale si propongono le pagine d’apertura.
Certo la fama di Queneau è innanzitutto legata ai romanzi del mondo un po’ goffo un po’ losco della banlieue parigina o delle città di provincia, ai giochi ortografici del francese parlato quotidiano, un corpus narrativo molto coerente e compatto, che raggiunge il suo culmine di comicità e di grazia in Zazie dans le métro. Chi ricorda la Saint-Germain-des-Prés dell’immediato dopoguerra includerà in quest’immagine più vulgata qualcuna delle canzoni cantate da Juliette Gréco come Fillette, fillette...
Altri spessori s’aggiungono al quadro per chi ha letto il più «giovanile» e autobiografico dei suoi romanzi, cioè Odile: i suoi trascorsi col gruppo dei surrealisti di André Breton negli anni Venti (un avvicinamento con riserva – stando al racconto –, una rottura piuttosto rapida, un’incompatibilità di fondo e una caricatura spietata) sullo sfondo d’una passione intellettuale insolita in un romanziere e poeta: quella per la matematica.
Ma qualcuno può subito obiettare che, lasciando da parte i romanzi e le raccolte di poesie, i tipici libri di Queneau sono costruzioni uniche ognuna nel suo genere, come Exercices de style o Petite cosmogonie portative o Cent mille milliards de poèmes: nel primo un episodio di poche frasi è ripetuto 99 volte in 99 stili differenti; il secondo è un poema in alessandrini sulle origini della terra, la chimica, l’origine della vita, (evoluzione animale e l’evoluzione tecnologica; il terzo è una macchina per comporre sonetti che consiste di dieci sonetti con le stesse rime stampati su pagine tagliate a strisce, un verso su ogni striscia, in modo che a ogni primo verso si possa far seguire dieci secondi versi, e così via fino a raggiungere il numero di 1014 combinazioni.
C’è poi un altro dato che non può essere trascurato, ed è che la professione ufficiale di Queneau è stata per gli ultimi venticinque anni della sua vita quella di enciclopedista (direttore dell’Encyclopédie de la Pléiade di Gallimard). La mappa che si delinea è già abbastanza frastagliata, e ogni notizia bio-bibliografica che viene a aggiungervisi non farà che complicarla.
Tre sono i volumi di saggi e scritti d’occasione che Queneau ha pubblicato in vita: Batons, chiffres et lettres (1950e 1965), Bords (1963), Le voyage en Grèce (1973). Questi libri, più un certo numero di scritti sparsi, possono darci un ritratto intellettuale di Queneau, presupposto della sua opera creativa. Dalla raggera dei suoi interessi e delle sue scelte, tutti molto precisi e solo apparentemente divergenti, viene fuori il disegno d’una filosofia implicita, o diciamo d’un atteggiamento e d’un’organizzazione mentale che non s’adattano mai alla via più facile.
Nel nostro secolo, Queneau è un eccezionale esempio di scrittore sapiente e saggio, sempre controcorrente rispetto alle tendenze dominanti dell’epoca e della cultura francese in particolare (ma che mai – caso più unico che raro – per oltranza intellettuale si lascia trascinare a dire cose che prima o poi si rivelano funeste o balorde), con un bisogno inesauribile di inventare e di sondare possibilità (nella pratica della composizione letteraria come nella speculazione teorica) là dove il piacere del gioco insostituibile contrassegno dell’umano – gli garantisca che non s’allontana dal giusto.
Qualità tutte che fanno di lui, ancora, in Francia e nel mondo, un personaggio eccentrico, ma che chissà potranno indicarlo, un giorno forse non lontano, come un maestro, uno dei pochi che restino in un secolo in cui i maestri cattivi o parziali o insufficienti o troppo bene intenzionati sono stati tanti. A me, per non andar più lontano, Queneau appare già da un pezzo in questo ruolo, anche se – forse per eccesso d’adesione – m’è sempre riuscito difficile spiegare compiutamente perché (I. Calvino, La filosofia di Raymond Queneau, Saggi, pp. 1410-12).
4 Segni, cifre e lettere
È una scelta di saggi e articoli curata da Calvino, con l’approvazione dell’autore, estraendoli dai tre volumi in cui Queneau ha raccolto i suoi scritti vari.
Divisa in sezioni, la raccolta dà conto dell'antica battaglia di Queneau per il rinnovamento della lingua francese, delle riflessioni sull’arte[6] in polemica con il surrealismo, delle esperienze di letteratura potenziale, di omaggi a scrittori canonici o meno, fino ad una serie di articoli sugli argomenti più insoliti e vari, segno dell’inesauribile versatilità di Queneau.
5 Esercizi di stile
Sull’autobus, in un’ora di punta. Un diverbio, poche righe in tutto.
«Un aneddoto banalissimo riferito in [novantanove] stili diversi dà origine a testi letterari distantissimi tra loro» (Calvino).
Un divertente gioco attraverso le imprevedibili potenzialità del linguaggio; un’immagine della realtà, aperta a infinite possibilità di interpretazione.
6 Centomila miliardi di poesie
È un volume di grande formato contenente dieci sonetti con le stesse rime, uno per pagina. Le pagine sono tagliate in strisce orizzontali, una per ogni verso, in modo che il lettore possa far seguire al primo verso del sonetto base il secondo dei successivi e così via, incontro ad una combinazione all’infinito. «Un rudimentale modello di macchina per costruire sonetti uno diverso dall’altro» dice Calvino.
7 I fiori blu
In bilico tra il sonno, il sogno e la veglia I fiori blu racconta la storia del Duca d’Auge che nel 1264 si rifiuta di seguire Luigi IX in una crociata. Da allora ricompare a intervalli regolari di 175 anni, fino a incontrare nel 1964 Cidrolin, un ex carcerato che ozia su un barcone ormeggiato sulla Senna.
Oppure la storia del Duca d’Auge «è un sogno di Cidrolin, una proiezione del suo inconscio per riempire il vuoto d’un passato rimosso dalla memoria?»
Comunque sia, le storie parallele del Duca d’Auge e di Cidrolin s’incontrano sull’immobile arca sulla Senna che un nuovo diluvio universale mette in moto per un viaggio che la riporterà infine al punto di partenza.
Il tempo storico è annullato, «Queneau si prende gioco della storia negandone il divenire per ridurla alla sostanza del vissuto quotidiano» (Calvino).
8 Zazie nel metrò
È l’opera più nota di Queneau da cui è stato tratto l’omonimo film.
Su un tessuto assai semplice centrato attorno alle avventure occorse a una ragazzina in visita allo zio di Parigi, la consumata capacità di Queneau riesce con giochi semantici, calembour, contrasti di registro e ambivalenze a sfumare la linearità di una narrazione che sembrava tradizionale, verso una divertente ambiguità dissolutrice di certezze.
[1] «Organo del Cercle communiste démocratique di Boris Souvarine (un "dissidente" avant-la-lettre che fu il primo a spiegare in Occidente cosa sarebbe stato lo stalinismo) (Calvino)».
[2] Alexander Kojève (1900-1968) filosofo francese di origine russa, studioso di Hegel.
[3] Segni, cifre e lettere.
Bâtons sono le aste che i bambini tracciavano un tempo a scuola come iniziazione all’uso della matita prima di apprendere l’alfabeto.
«Una traduzione letterale, Aste, cifre e lettere, avrebbe ingenerato incertezza sul significato di aste (qualcuno avrebbe potuto pensare non alle aste che i bambini tracciano per imparare a scrivere, ma alle vendite all’asta). Abbiamo dunque preferito segni, pensando anche ai vari sistemi grafici che Queneau prende in considerazione». (Nota di Calvino all’edizione del libro).
[4] Quercia e cane.
Il titolo originale gioca sull’assonanza dei termini.
È una autobiografia in versi «in cui è soprattutto il virtuosismo metrico a ottenere effetti esilaranti. (Calvino).
[5] Il pantano.
Letteralmente il titolo vuol dire «la gramigna».
[6] Che cos’è l’arte? da cui è tratta la citazione di Calvino sulla scrittura automatica dei surrealisti.
Voci correlate
La presente pagina fa parte di un ipertesto sulle Lezioni americane di I. Calvino e sulle Metamorfosi di Apuleio.